Articoli sul tema:  Psicomotricità

Alcune riflessioni sull'equilibrio come organizzatore dello sviluppo

Dott.ssa Myrtha Chokler

In psicomotricità alla funzione di equilibrio si riserva di solito un posto importante, ma abbastanza scollegato dallo sviluppo globale della persona. Nei manuali vengono descritti molti esercizi per - migliorare- equilibrio statico e dinamico e nei testi teorici sono riportati i complessi circuiti neurofisiologici che lo controllano. Gli apporti di H. Wallon, i lavori di E. Pikler e Istituto Loczy a Budapest, la tesi di laurea di Agnès Szanto sullo sviluppo motorio in rapporto alle leggi di equilibrio sono alla base di una serie di riflessioni che mi hanno portato a considerare equilibrio tonico posturale come il quarto organizzatore dello sviluppo.

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Alle origini del pensiero psicomotorio

Dott. Giacomo Marcacci

Parlare di istituzioni è molto complesso, perchè l’organizzazione del pensiero e del linguaggio stessi presentano una struttura istituzionale, e ciò rende estremamente complesso ogni procedimento elaborativo. Per poter quindi ragionare fruttuosamente di istituzioni, e della relazione che si genera tra individuo ed istituzioni, nonché tra gruppo ed istituzioni, si è pensato di partire dall’esposizione e dalla successiva analisi di un mito che efficacemente pare in grado di esprimere contenuti importanti in merito a ciò che ci si propone di analizzare. Il termine mythos che in Omero prende il significato di discorso, e che in Socrate si contrappone al logos in quanto discorso non necessariamente dimostrabile, avrebbe in origine assunto il significato di trama, tessuto sul quale si organizza, come in un ricamo, il discorso – pensiero. Il mito svela in questa maniera il suo valore metadiscorsivo, in grado cioè di fornire una sorta di sfondo per mezzo del quale elaborare i vari contenuti che il mito stesso è in grado di attivare. Il mito prescelto per le nostre considerazioni, è preso dal capitolo nono dell’Odissea.

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Fare Chiarezza: considerazioni sulla legge n.4/13

Luigi Paolo Roccalbegni

Sono passati cinque anni dall'entrata in vigore della legge n.4/13 che disciplina l'esercizio delle professioni, tuttavia rispondendo alle telefonate degli psicomotricisti o dei soci di associazioni professionali mi sono accorto che ci sono ancora molti aspetti non conosciuti o situazioni molto confuse che necessitano di chiarimenti. Proverò ad affrontarne alcuni:

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Il concetto di gioco: le radici della attività ludica

Autore: Prof.ssa Myrtha H. Chokler - Trad. prof. Luis Stoppiello

Il gioco è prima di tutto un diritto del bambino, una attività ludica, piacevole, essenziale che contribuisce alla costruzione della soggettività.

Lungo l'arco del complesso processo di costituzione dell'identità, uno degli strumenti privilegiati è proprio il gioco e, all'inizio in particolare, il gioco corporeo, sensoriomotorio e simbolico, i cui diversi livelli permettono la messa in atto e il dominio della motricità, la strutturazione dello spazio, la conoscenza e la comprensione progressiva della realtà e, allo stesso tempo l'espressione di sè assieme all'elaborazione e alla simbolizzazione di desideri, timori, potenzialità e fantasie inconsce.

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Il processo di professionalizzazione dello psicomotricista in Italia

Luigi Paolo Roccalbegni

Un percorso storico e teorico per definire la funzione, il processo di riconoscimento della professione, il campo di attività e di lavoro degli psicomotricisti. Un racconto "dall'interno" della progressiva affermazione di una cultura, di una pratica e di una figura professionale finalmente non più "nuova".

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Intervento precoce nella prevenzione della sindrome di iperattività e dei disturbi attenzionali

Autrice Dott.ssa Myrtha Chokler - Traduzione Dott. Luis Stoppiello

Questa relazione è stata presentata nel Congresso Mondiale di Educazione Speciale tenuto dal 6 al 9 settembre 2000 nella città argentina di Mendoza. La finalità di questo lavoro è apportare alcune idee per continuare la riflessione sulle tematiche che ci convocano e interpellano costantemente, siccome il nostro principale scopo è di occuparci degli adulti che, a loro volta volta, si occupano dei bambini. Di adulti in relazione con la comunità perchè questa, consapevole di suoi bisogni percorra le proprie strada che li portino a risolverli dalla convinzione che la prevenzione vale di più della predizione e di più ancora della riparazione.

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Note illustrative sulla Pratica Psicomotoria

a cura di CSIFRA

La Pratica Psicomotoria secondo la metodologia di B.Aucouturier � nata in Francia circa trent�anni fa, si � sviluppata in Italia a partire dalla met� degli anni �70 e viene attualmente praticata da specialisti formati attraverso iter formativi triennali presso le Scuole italiane di Pratica Psicomotoria, con la supervisione scientifica dello stesso Prof. B. Aucouturier.La Pratica Psicomotoria si basa su alcune concezioni fondamentali riguardanti la persona e il suo modo di essere. Essa considera la persona in modo �globale�, ovvero come stretta unione tra struttura somatica, affettiva e cognitiva, rispetta l�originalit� del suo essere/agire, riconosce l�espressivit� psicomotoria come suo specifico modo di essere, che risente di tutta la storia affettiva, anche la pi� profonda, e investe tutti i parametri dell�ambiente (spazio, tempo, oggetti, persone).

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Nuove note illustrative sulla Pratica Psicomotoria

a cura di CSIFRA

La psicomotricità testimonia la complessità dello sviluppo dell'essere umano e, particolarmente, della sua maturazione psicologica in relazione con il mondo esterno. Sulla base del concetto di psicomotricità sono nate delle pratiche diverse e persino opposte nelle loro applicazioni pedagogiche e terapeutiche: alcune funzionali, che rispondono di più a richieste di "normalizzazione" delle competenze e dei comportamenti; altre espressive, che rispondono di più a richieste di elaborazione di emozioni e di rappresentazioni inconsce attraverso lìespressione motoria e il gioco.

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Setting psicomotorio e setting psicoanalitico

Luigi Paolo Roccalbegni

La relazione di aiuto, per essere realmente tale, richiede una precisa definizione del contesto: � una relazione di aiuto quella tra genitori e figlio, quella tra docenti e allievi, quella tra esperto e apprendista, quella tra sacerdote e fedele, e anche quella tra vigile urbano e turista, e cos� via, sempre che ognuno sia nel luogo adatto allo svolgimento delle funzioni per le quali viene interpellato. Per �luogo� si intende qui lo spazio/tempo che fa s� che possa accadere una relazione comprensibile. In particolari ambiti questo luogo viene definito convenzionalmente �setting�.

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Vissuti in giochi di gruppo

Roberta Sturani, Luigi Paolo Roccalbegni

A proposito del gruppo e del gioco, ci sembra di poter parlare di gioco gruppale, da intendere quasi come sinonimo di processo gruppale, ovvero come l'insieme delle azioni reali e simboliche che ne costituiscono la vita in divenire. Nel termine processo vengono sottolineati gli aspetti sequenziali dell'esperienza (quindi una successione di fenomeni nel tempo, legati da un filo conduttore) e si prefigura un percorso (movimenti e direzione): forse una visione più strutturata. Nel termine gioco si possono riconoscere maggiormente gli aspetti del piacere, della possibilità e fluidità di movimento, dello sganciamento da un risultato, della compresenza di piani diversi e opposti, tra cui il concretamente presente e il presente rappresentato, evocato, fantasticato, immaginato, simbolico, il razionale e l'affettivo, ecc.; si possono riconoscere i movimenti della ricerca, della esplorazione, della sperimentazione, della verifica, della concettualizzazione, ecc., che sono propri della vita e della storia gruppale.

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