L'equilibrio statico e dinamico, la sua ricerca, il suo mantenimento e la lotta per evitare di perderlo formano la trama nella quale si costruisce ogni postura e movimento, a partire dai quali si organizza L'azione del soggetto nel mondo. E questo fin dalla nascita
Agnès Szanto Feder
In psicomotricità alla funzione dell'equilibrio si riserva di solito un posto importante, ma abbastanza scollegato dallo sviluppo globale della persona. Nei manuali vengono descritti molti esercizi per èmigliorareè l'equilibrio statico e dinamico e nei testi teorici sono riportati i complessi circuiti neurofisiologici che lo controllano.
Gli apporti di H. Wallon, i lavori di E. Pikler sulL'esperienza nell'Istituto Loczy a Budapest e la tesi di laurea di Agnès Szanto sullo sviluppo motorio in rapporto alle leggi dell'equilibrio sono alla base di una serie di riflessioni che mi hanno portato a considerare l'equilibrio tonico posturale come il quarto organizzatore dello sviluppo.
Già Ajuriaguerra sosteneva che molti movimenti impulsivi, involontari e apparentemente senza senso del neonato, descritti come effetti di uno scarso sviluppo corticale, sono in realtà espressione di un tentativo di recupero dell'equilibrio da parte dei suoi meccanismi massivi e scordinati di fronte ad una sensazione di caduta.
Si è inoltre osservato che bambini ipotonici, sostenuti da madri anche loro ipotoniche, sviluppano delle reazioni brusche, ipertoniche, compensatorie di fronte allo stesso tipo di sensazione. Se queste reazioni diventano frequenti, è possibile che si possano trasformare in un modo di essere tesi, rigidi, ipertonici in bambini strutturalmente ipotonici, come si può vedere dalla estensibilità articolare e dalla palpazione delle masse muscolari.
Sembra che la sensazione di caduta sia una delle più arcaiche e temute. Questa sensazione stimola dalla fine del secondo trimestre di vita l'organizzazione di risposte difensive, le risposte a paracadute, che rimangono per tutta la vita. l'organizzazione, la regolazione e l'efficienza dei riflessi elementari di autoprotezione derivano appunto dalle esperienze di caduta, da come si sono andati costruendo gli schemi di difesa nelle diverse posture. In opistotono, per esempio, un bambino che è stato fin dalla nascita in posizione ventrale porta all'indietro la testa per difesa. Quando questo schema si stabilizza, produce spesso, in condizioni di insicurezza, ad esempio in posizione seduta o in piedi, una caduta all'indietro non protetta.1
l'armonia del movimento nell'organizzazione di un atto è il risultato di un continuo ed attivo adattamento ad un insieme di forze fisiche in cambiamento che agiscono in ogni momento su tutto il corpo. Il peso, la forza di gravità , la resistenza tonica, la forza della massa corporea, gli effetti di azione-reazione, lo sfregamento delle diverse parti del corpo, la spinta, l'inerzia, la velocità e la direzione del movimento, ecc., influiscono continuamente sul mantenimento dell'equilibrio. La capacità di adattamento e di distribuzione del tono muscolare a sostegno del corpo in questo campo di forze e le variazioni cloniche in rapporto all'obiettivo determinano la qualità della melodia cinetica in un atto globale.
Nell'uomo si considera stabile una posizione quando permette di compiere diversi movimenti complessi in modo armonico e di modificare le posture senza rompere l'organizzazione cinetica. Passare ad esempio da una posizione seduta ad una in piedi, spostarsi, mettersi in punta di piedi e prendere un oggetto che prima non si riusciva a prendere, il tutto senza cadere, senza avere reazioni toniche di blocco, brusche, a scatti o scomposte, denota stabilità e padronanza delle funzioni delL'equilibrio.
La funzione tonica di sostegno organizza l'infrastruttura posturale da cui dipende la strutturazione della motricità clonica.
La capacità della funzione posturale di rimanere aperta alle modificazioni dell'ambiente, alle proprie necessità ed iniziative e alle dinamiche progettuali si esprime col concetto di disponibilità corporea. Questa disponibilità è strettamente legata alL'equilibrio e implica la capacità di assumere posizioni riducendo al massimo le tensioni parassite o inefficaci alla realizzazione di un atto. La disponibilità corporea è vincolata alla èdistensione tonicaè (termine proposto da Agnès Szanto), elemento chiave sia nella strutturazione e nello sviluppo delle prassie che nelL'assunzione di posizioni.
Va detto comunque che la sensazione di sicurezza nell'equilibrio posturale è del tutto individuale ed intima. Essa dipende dal modo particolare in cui nella propria storia i sistemi di percezione della posizione del proprio corpo nello spazio, basati sulla sensibilità proprio ed esterocettiva (visiva, labirintica e cinestesica), si sono andati ad integrare con le informazioni relative alla propria base di sostegno e allo spazio circostante in fase d"azione, nelL'azione che L'ha preceduta e nel passaggio da una alL'altra.
Gli aggiustamenti variano da soggetto a soggetto e ad occhi chiusi o aperti.
La visione funziona sempre da asse spaziale di sostegno dell'informazione relativamente alla discrepanza tra la distanza a cui giunge la vista e il dato propriocettivo delL'altezza del corpo e della lunghezza della base di appoggio (lunghezza dei piedi). Sull'orlo di un precipizio questa discrepanza provoca sensazioni di vertigine, di capogiro, reazioni neurovegetative tonico-viscerali legate a emozioni di paura o di panico; queste possono essere tanto forti da cercare automaticamente di eliminarle chiudendo gli occhi o mettendosi a terra per aumentare la base di appoggio.
Ma queste sensazioni si manifestano in ogni persona ad altezze diverse, a seconda di come si sono strutturate le funzioni sensoriali o gnosoprassiche; cosa che permette ad alcuni di andare sulle impalcature o di fare pattinaggio ed impedisce ad altri anche solo di scendere un gradino o di stare in punta di piedi senza sentire un profondo malessere.
Altrettanto personali e non trasferibili a qualsiasi situazione sono il punto limite dell'equilibrio, la zona di instabilità ed i sentimenti caotici generati da unèeventuale perdita di equilibrio.
l'instabilità provoca forti tensioni, contratture, impaccio, blocco degli automatismi e disordine prassico a livello gestuale, oltre che ansia, insicurezza, paura, angoscia, inibizione del pensiero o disorganizzazione sul piano psichico. La persona appare completamente presa dalla necessità impellente di riprendere l'equilibrio. Basta ricordare alcune delle proprie esperienze personali di vertigine e caduta per rendersi conto del livello di disorganizzazione, stupore, panico, impotenza e rabbia che questo provoca, fino ad arrivare ad alterazioni più o meno prolungate di automatismi come la respirazione o la camminata, che diventano irregolari e frammentarie.
l'equilibrio è in ogni istante il risultato di una sintesi della dialettica di forze che agiscono tra soggetto e ambiente. Le qualità di questa sintesi indicano la qualità della presenza del soggetto nel mondo; del suo èessere nel mondoè, direbbero i fenomenologi.
èl'equilibrio tonico-posturale è sempre il risultato delle interazioni vissute dal soggetto e su questa organizzazione dell'attività tonico-posturale poggiano tutte le comunicazioni essere-mondo. l'equilibrio corporeo costituisce quindi Già di per sè un comportamento e questo comportamento interiorizzato condiziona tutti i modi di fare, tutta la comunicazione con l'ambiente e la sua qualità è (Vayer, P., 1980).
l'equilibrio posturale dipende dal tono di base e dalla corrente tonica che si propaga in onde successive e sfocia in movimenti. E a partire da questi si costruiscono il gesto e le prassie. Le tensioni dell'instabilità bloccano e concentrano il tono muscolare scheletrico o viscerale, non gli permettono di fluire e dissolversi.
Henri Wallon nella sua teoria sulla formazione del carattere descrive la relazione tra tono ed emozione. Egli afferma che ètutte le emozioni: piacere, allegria, collera, paura, timidezza... si possono ricondurre al modo in cui il tono si crea, si perde o si mantieneè. l'allegria ad esempio è L'effetto di un abbassamento di tono, che si realizza nel rapporto tra produzione ed eliminazione attraverso il movimento. La collera al contrario compare quando il tono è in eccesso, più di quanto non sia possibile eliminare attraverso il movimento.
Se l'equilibrio fisico è profondamente stabile, permette unèazione più efficace e precisa. l'efficacia dell'azione, la sua adeguatezza al progetto, inducono nel bambino (e anche nell'adulto) un senso di adeguatezza e di sicurezza che gli permettono di affrontare esperienze ogni volta più complesse. Lo stesso succede con una gestualità più armonica e più leggibile dal contesto, che porta a ricevere risposte più adeguate e influisce quindi direttamente sulla qualità del sistema di segnali e sulla comunicazione con gli altri.
Il bambino che si presenta con un atteggiamento di sicurezza induce nell'adulto un atteggiamento di riconoscimento; l'adulto si sente spinto a proporre al bambino nuove attività sempre più complesse, a parlargli con maggiore proprietà , a trattarlo da bambino èpiù grandeè.
Se invece l'equilibrio fisico è instabile, se il suo mantenimento richiede un grande sforzo, una grandissima concentrazione o l'assunzione di posture precarie, le tensioni e le contratture danno origine ad un senso di insicurezza, di impaccio e di inefficienza, oltre che a dispiacere e fastidio. Un bambino che ha un atteggiamento tonico posturale èabbattutoè, senza consistenza, distrutto, oppure teso per l'instabilità , induce un sentimento di protezione, di scarsa richiesta, come se fosse incapace di fare o di rispondere con maturità . Ciè influisce negativamente sulla sua autostima e dè origine ad un soggetto dipendente dall'appoggio dell'altro, chiuso alla comunicazione, impoverito nei suoi contatti e scambi con l'ambiente.
Nel bambino piccolo tutta la veglia, minuto per minuto, è attività , esplorazione, apprendimento e sviluppo di capacità progressive di appropriazione e di padronanza del proprio corpo e dell'ambiente; quindi l'equilibrio, condizionando la sua qualità di vita, è alla base della formazione di una personalità sana, sicura e autonoma.
l'equilibrio è un processo che si basa sulle leggi della fisica e che, a partire dalla maturazione del sistema nervoso centrale e continuando nel corso della stessa, struttura sistemi sinergici specifici e progressivi per difficoltà crescenti, permettendo cosè alla persona di mantenere un equilibrio stabile in situazioni ogni volta più difficoltose.
Una legge dell'equilibrio dei solidi dice: l'equilibrio di un oggetto solido è tanto più stabile quanto maggiore è la sua base di appoggio e più vicina ad essa si trovi il suo centro di gravità .
Durante questo processo la motricità del bambino piccolo, se adeguatamente acquisita, sembra evidenziare non un disadattamento al mondo fisico per immaturità di alcuni strumenti (ad es. sedersi o mettersi in piedi), ma al contrario una buona capacità di adattamento attraverso strumenti diversi, di cui il bambino dispone e che sviluppa in momenti diversi della sua evoluzione (rimanere sdraiato sulla di schiena o sulla pancia per afferrare e manipolare, rotolare, strisciare, iniziare i primi spostamenti per conoscere il mondo).
Wallon sostiene che ogni fase implica un modo originale di relazionarsi con l'ambiente. è funzionale nella misura in cui risponde ad un adattamento attivo e adeguato alle condizioni di vita del bambino in ciascun periodo; nella misura in cui lui può far fronte alle sue necessità ed esigenze con L'aiuto delle risorse proprie delle sue potenzialità psico-organiche e di quelle che può procurargli L'ambiente.
Le posture e gli spostamenti, cosè come la manipolazione, progrediscono grazie alla maturazione, differenziazione e integrazione successiva dei fattori che la determinano (ad esempio il tono dell'asse corporeo).
Una conseguenza fondamentale dell'equilibrio attivo sembra essere la mobilità , flessibilità e varietà della modulazione delle irradiazioni toniche, che in onde successive provocano torsioni e modificazioni longitudinali del tronco. In questo riaggiustamento tronco e arti vanno articolando la loro azione, acquistando man mano scioltezza e precisione.
Lo sviluppo posturale e dinamico fisiologico è quindi il risultato dello sviluppo di sistemi neurologici e di feed-back ogni volta più complessi, assicurati da una parte dalla maturazione del sistema nervoso centrale, che precede l'apprendimento, e dalL'altra dalla grande quantità di informazioni che esso elabora, provenienti dal proprio corpo e dalL'ambiente esterno. Le informazioni sono inscindibili dall'esplorazione; e ciè condiziona la selezione e il trattamento successivo dei dati ai diversi livelli di elaborazione centrale. Esse permettono cosè al bambino, partendo da una postura iniziale di massima superficie di appoggio e quindi di maggiore sicurezza (posizione ventrale), di esercitarsi e di perfezionare, in maniera del tutto personale, dei sistemi antigravitari per arrivare progressivamente a posture con minore base di appoggio e con centro di gravità più elevato (posizione ventrale, quadrupedica, seduta, in piedi, in punta di piedi).
Agnès Szanto, facendo riferimento a E. Pikler, sottolinea come il bambino senta il suo equilibrio stabile, quindi sicuro, quando può mantenerlo autonomamente e in base a quanto gli permette di tenere il controllo dei propri movimenti. In questi casi il bambino in cerca di nuovi movimenti saggia ed esplora posture ancora mal organizzate, può abbandonarle, riprenderle varie volte fino a raggiungere un"ottima organizzazione. Sperimentando tutte le diverse possibilità di sostegno e di spostamento a partire da una postura sicura e tranquilla, egli può regolare i continui aggiustamenti della globalità dinamica del suo corpo, integrando meglio i dati proprio ed esterocettivi che agiscono direttamente sulla costruzione del suo schema corporeo. Da l' il bambino può cercare nuove posture e può ritornare facilmente a quelle precedenti, che risultano ora più sicure, perchè conosce e padroneggia le posizioni intermedie ed i passaggi, che sembrano essere determinanti nello sviluppo psicomotorio.
Ciè è possibile grazie ad una sensazione di benessere biologicamente inscritta che permette di selezionare i movimenti corretti. Sembra che tensioni imposte molto precocemente da situazioni coercitive che impediscono il movimento libero blocchino queste sensazioni di benessere, provocando il consolidamento di posture male organizzate o precarie. Se un bambino non può sostenersi agevolmente da solo, se viene messo in posizioni che non padroneggia per periodi di tempo che non può determinare, compaiono contrazioni parassite, tensioni nel tentativo di riequilibrarsi, che limitano e irrigidiscono i suoi movimenti. I muscoli tesi, contratti, bloccati non servono alla regolazione fine dell'equilibrio. Il presupposto di ogni regolazione a feed-back è che il sistema possa oscillare attorno al valore ottimale richiesto. Un muscolo o un gruppo muscolare, o un insieme sinergico contratto, non riuscendo a realizzare questa oscillazione a causa della rigidità della tensione, va ad interferire con gli aggiustamenti necessari per l'equilibrio.
Il bambino che si muove liberamente, ad esempio, utilizza i riflessi tonici di raddrizzamento in modo segmentato e progressivo: prima raddrizza la testa, poi raggiunge il controllo antigravitario del torace e poi il sostegno di tutto il corpo. Egli integra progressivamente queste possibilità maturative in movimenti coordinati nei quali tutto il corpo è interessato e alL'interno di un contesto motivazionale, relazionale e sistemico, rimanendo esso sempre un atto globale.
Quel bambino non arriverè a sedersi prima che tutta unèinfrastruttura non gli abbia permesso di utilizzare quel raddrizzamento in una struttura dinamica complessa, alL'interno di un contesto precedentemente preparato per permetterne L'installazione e L'utilizzo.
Quando si provoca nel bambino la comparsa di questo riflesso anticipatamente, pensando di farlo progredire, lo si obbliga ad utilizzare il suo bagaglio maturativo e propriocettivo in un contesto non adatto. Si ottiene la risposta attraverso dei sistemi più precari, gli unici che possiede, inadeguati alla funzione: attraverso contratture, aggiustamenti posturali non corretti, bloccando il movimento e con distorsioni delle informazioni proprio ed enterocettive che il cervello registra, tutti di ostacolo allo sviluppo armonico e che il più delle volte devono essere poi rimossi con la rieducazione o terapie specifiche (vedi le numerose tecniche di riorganizzazione tonica, posturali ed energetiche, che tentano di modificare strutture rigide, patterns posturali e di azione precocemente distorti).
Se questi sistemi di funzionamento inadeguati precedono di poco la vera strutturazione, che compare quando il bambino raggiunge l'azione per sua maturazione e organizzazione, agiscono per poco tempo. Ma se per caso la precedono di molto (e questo è difficile da determinare), si può verificare una fissazione del funzionamento inadeguato, che condizionerè e costituirè la base distorta di altri apprendimenti, e sarè legata a risonanze di dispiacere, instabilità , timore, a sentimenti di impotenza di fronte al pericolo, a sottomissione.
Lo stesso per il bambino che viene messo dalL'adulto in una posizione che non padroneggia e da cui non sa poi come uscire quando si sente scomodo. Spesso lo fa bruscamente, mettendosi in pericolo. Il bambino che è stato messo in girello precocemente, ad esempio, non ha avuto modo di sperimentare che quando si trova in una condizione di insicurezza in piedi, fuori dal girello, può abbassare il suo centro di gravità chinandosi. Generalmente tenta di sedersi, perchè non ha sperimentato possibilità alternative, e lo fa cadendo bruscamente alL'indietro.
Il bambino che non ha ancora sufficientemente maturato il tono del torace per stare seduto da solo ed è messo in questa posizione, sostenuto dai cuscini o da altri elementi di sostegno, appoggi del seggiolino, cinture, ecc., quando si sente stanco o scomodo non può cambiare posizione. Egli dipende necessariamente dalla possibilità che l'adulto si accorga della sua scomodità e che gli cambi posizione. La sua chiamata non sempre è decodificata correttamente ed in tempo, cosa che produce frustrazione e fastidio. Se questo si ripete innumerevoli volte nella vita quotidiana, si rafforza il suo sentimento di impotenza e di dipendenza. In molti casi, pur potendo raggiungere da solo un obiettivo, il bambino ricorrerè allo schema di comportamento acquisito: dipendere, chiedere aiuto, che può trasformarsi rapidamente in un modo di tiranneggiare l'adulto. Non è difficile allora spiegare un atteggiamento timoroso, di un bambino che non può risolvere nulla da solo e chiama L'adulto anche per i compiti più semplici.
l'equilibrio ha quindi un forte impatto relazionale.
Già da molto piccolo il bambino sente e riconosce in quali braccia si sente sostenuto meglio e non costretto, se è messo dall'adulto in posizioni di comodità e distensione o di insicurezza e tensione, e la sua relazione affettiva con lui è condizionata e connotata dalla gratificazione o contrarietà che gli procura. Un bambino che sta appena in piedi con appoggio, se è messo lontano da un punto di appoggio per èstimolarloè a camminare, vive il rischio di cadere, la paura, la contrattura e la sensazione vertiginosa di instabilità come situazione non allettante a ripetere L'esperienza. Tuttavia il bambino lo fa, con più o meno resistenza. Il volto dell'adulto che lo aspetta, il premio di un bacio o un dolce funzionano da stimolo importante, collegando allora L'obbligo di unèesperienza sgradevole, in sottomissione e obbedienza al desiderio dell'adulto, con un èapprendimentoè per cui non ci si sente ancora pronti, il cui funzionamento e significato reale restano nascosti dietro la carica emozionale della relazione con l'altro.
Per un bambino attivo che si sposta gattonando con abilità e che in questo modo può arrampicarsi, salire e scendere gradini, trasportare e prendere oggetti con facilità , l'andatura instabile, vacillante, rigida, con le mani tese in alto non costituisce un vantaggio operativo; ma per qualche motivo che lui non conosce la mamma o l'adulto esigono cosè e lui deve ubbidire, stare al gioco, pena la perdita di attenzione da parte loro e del loro affetto. Si instaura cosè o si ratifica una modalità molto frequente nelle nostre matrici di apprendimento: iperpretesa, dispiacere, dolore, sottomissione, disconoscimento dell'utilità delL'apprendere, che risulta assurdamente legato solo al premio e al castigo.
Nel corso delL'attività spontanea e autonoma esiste un flusso tonico senza contratture e senza blocchi tranne che nelL'esplorazione di nuove posture e movimenti, che man mano diminuiscono per selezione. Qui sta la grande differenza con le posture imposte o proposte.
l'attività manuale, con tutta la sua importanza per lo sviluppo dell'intelligenza, ha sempre come base la postura che il bambino sceglie in funzione del suo equilibrio dinamico, cioè quella che è capace di assumere con comodità e sicurezza in relazione all'obiettivo.
La posizione seduta non è ad esempio necessaria per la manipolazione, anzi la pregiudica, in quanto non fa parte del repertorio di posture usuali Già incorporate (blocco dell'articolazione delle spalle, limitazione dello spostamento delle braccia).
Nel corso dello sviluppo i movimenti si strutturano attraverso l'esercizio ogni volta più complesso di sistemi globali che interessano tutto il corpo, trasformando posture, spostamenti e manipolazioni in rapporto a necessità , possibilità , intenzioni e significati dell'atto; per cui esiste unèevoluzione biologica delle fasi definite come nuova organizzazione antigravitaria, che risponde a necessità di adattamento e comporta padronanza di modalità diverse a complessità crescente. La sicurezza affettiva è la prima condizione indispensabile, fondante, per la spinta interna che sta alla base dell'attività autonoma sia per la maturazione funzionale che per la ricchezza di esperienze vissute.
Da questo punto di vista l'equilibrio nel senso fisico del termine diventa significativo nella pratica psicomotoria, perchè viene ad avere un ruolo fondamentale in ogni stadio evolutivo, a cominciare dalla nascita e in ogni momento della vita, per l'elaborazione delle modalità emozionali, affettive e mentali, per la costruzione di un senso di capacità e di efficienza in relazione al mondo, per lo sviluppo intellettivo, della comunicazione e del linguaggio.
Per molti anni si sono collegati i disturbi dell'apprendimento (con alterazioni percettive delL'attenzione, della comunicazione e della personalità ) ai disturbi psicomotori con compromissione dell'equilibrio, della coordinazione tonicoposturale e dinamica, attribuendoli a turbe neurolabirintiche di tipo subclinico.
Molte alterazioni funzionali dell'equilibrio e la loro influenza nell'organizzazione delle prassie potrebbero avere la loro origine nel modo in cui sono state integrate le esperienze vissute, con il tipo di elaborazione che ne farè il sistema nervoso centrale e le modalità di reazione che si vanno creando e consolidando nella storia del soggetto.
Questo implica una differenza concettuale e tecnica con chi considera L'equilibrio soltanto come una funzione dell'integrità e maturazione neurologica, senza considerare la complessità della relazione dialettica soggetto/mondo di cui L'equilibrio è uno degli organizzatori.
Non siamo dèaccordo quindi con le pratiche che sottopongono il soggetto a situazioni di disequilibrio più o meno coercitive, nè con gli esercizi meccanici, vuoti di significato.
Riteniamo che soltanto rispettando le leggi della sua genesi in ogni persona e il principio di globalità dei sistemi di interazione con L'ambiente, l'organizzazione o la riorganizzazione dell'equilibrio riacquisti il suo vero valore nella pratica psicomotoria.
-----------------------------------------
1 - Ricerche fatte da Agnès Szanto rivelano che bambini tenuti dalla nascita prevalentemente in posizione ventrale, nella fase di deambulazione cadono più spesso e con reazioni di autoprotezione meno efficaci rispetto a bambini tenuti in posizione dorsale. Su una media di dieci cadute, nei bambini tenuti in posizione dorsale si riportano da 10 a 35 cadute e in quelli tenuti in posizione ventrale da 4 a 112.